Delusione generale. Parrebbe infatti essere questo il sentimento condiviso dalla maggior parte delle compagnie di navigazione interessate dall’ultima normativa del Governo Canadese il quale, per proteggere i propri cittadini dalla minaccia Covid-19, ha deciso di vietare qualsiasi tipologia di attività crocieristica all’interno dei porti del paese fino al 28 febbraio 2022, andando così letteralmente a uccidere l’ipotesi di un graduale riavvio delle operazioni verso Alaska e dell’economia delle realtà locali che vivono grazie a questa tipologia di turismo.
Carnival Cruise Line, che avrebbe dovuto riprendere le operazioni nella regione con Carnival Freedom, si è detta sorpresa in merito all’applicazione della normativa e ha fatto riferimento all’annuncio rilasciato in merito dalla CLIA, l’associazione internazionale delle compagnie di crociera.

Sebbene infatti l’organizzazione comprenda lo sforzo del Governo per combattere l’emergenza Covid-19, ritiene che il Canada non avrebbe fatto alcuno sforzo per permettere alle compagnie di navigazione di dimostrare di essere in possesso di rigidi protocolli sanitari per permettere un riavvio delle operazioni in totale sicurezza.
Sulla stessa linea di pensiero anche il colosso americano Royal Cairbbean, che sta attentamente valutando l’evolversi della situazione prima di procedere con l’annullamento di tutte le crociere nella regione.
“Continueremo a lavorare a stretto contatto con i funzionari della sanità e dei trasporti per affrontare l’impatto di questa decisione sui dell’economia canadese. Continueremo inoltre a concentrarci su ciò che possibile fare per supportare le nostre imprese in Alaska e le persone che fanno affidamento sull’industria crocieristica nelle le regioni in cui operiamo “.

Attualmente, nonostante non siano ancora state ufficialmente annullate, le crociere in vendita per Ovation of the Seas , Serenade of the Seas e Radiance of the Seas – le tre navi programmate in Alaska per la stagione 2021 – sono state rimosse dal sito web della compagnia.
A farne maggiormente le spese sono invece i due premium brand del Gruppo Carnival, Holland America Line e Princess Cruises, i quali nel corso dell’estate 2021 avrebbero impiegato nella regione un totale di 10 navi da crociera.
“Anche se questa situazione è al di fuori del nostro controllo, ci impegneremo per gestire viaggi in qualsiasi area dell’Alaska e auspichiamo che i progressi positivi relativi alla pandemia, accelerino al punto che il ministro dei trasporti canadese annulli l’ordine provvisorio e consenta il transito delle navi da crociera nell’estate 2021 “.

Le compagnie vivono sospese in un limbo
Rimane comunque da sottolineare come a oggi, a quasi un anno dal fermo globale delle attività crocieristiche, le compagnie e gli operatori portuali americani siano ancora in attesa della pubblicazione di linee guida da parte del CDC, il centro per il controllo e la prevenzione delle malattie, necessarie per il riavvio del settore.
Lo scorso ottobre l’ente sanitario ha infatti fatto revocato il No Sail Order, un’ordinanza rimasta in vigore per ben sette mesi la quale, per contrastare la diffusione del Covid-19, vietava qualsiasi tipologia di attività crocieristica all’interno del paese, sostituendolo con il Conditional Sailing Order, il quale consente alle compagnie di riavviare le operazioni purché vengano rispettate determinate condizioni: oggi più che mai suona come un’altro divieto delle attività, ma con un altro nome.
Tutte le linee interessate si sono infatti attivate fin da subito per rispettare appieno le condizioni incluse nel CDC’s Framework For Conditional Sailing Order, un documento stilato dall’ente sanitario americano che include, tra gli altri, l’obbligo di effettuare un numero ben specifico di ‘viaggi di prova’ durante i quali i membri dell’equipaggio saranno necessariamente tenuti a emulare i comportamenti degli ospiti – compresa la simulazione di casi sospetti a bordo – ma che, senza le linee guida del CDC, non possono avere luogo.
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