Ve lo dico subito: non so da dove iniziare. O meglio, lo so… ma sono ancora in pieno hangover emotivo da crociera. Sapete quella sensazione un po’ dolce amara, come quando finisce una serie che ti ha preso anima e cuore e tu resti lì con la copertina sulle gambe e lo sguardo perso nel vuoto. Sì, proprio così.

È stata una settimana piena, densa, colorata. Di quelle che ti scombussolano i ritmi, i pensieri e anche un po’ il guardaroba. A bordo di Costa Pacifica, la nave che nove anni fa aveva già conquistato un pezzetto del mio cuore, ho vissuto un viaggio che sembra scritto da un regista con una gran mano per le emozioni.
Mi ero promesso di vivere tutto senza aspettative, di lasciarmi sorprendere… e forse è stato proprio questo a rendere ogni cosa così intensa. Il momento in cui sali a bordo, il primo brindisi con lo spritz in mano (rigorosamente Campari per me, lo sapete) e il mare che ti sfila accanto già pronto a scombinare tutto. E poi… le esperienze. Perché sì, il bello di questa crociera è stato vivere, non solo vedere.




Le nuove Land Experience di Costa mi hanno portato nel cuore delle destinazioni (e riportato a bordo in tempo), ma con quel tocco in più che fa la differenza. A Cassis ad esempio non mi sono limitato a scattare foto al porticciolo ma ho ascoltato la guida raccontare le storie di un paese che sembra dipinto con i colori a pastello, ho assaggiato una tarte tropézienne da urlo (perché sapete che se ci sono io di mezzo, le esperienze vanno gustate a fondo) e ho riempito gli occhi e il cuore d’estate.
A Valencia invece ho scoperto che l’Agua de Valencia non è solo un cocktail ma una trappola per i sensi: sa di arancia, ti tradisce con un sorriso e se sei a stomaco vuoto ti da una mazzata che te la ricordi per un bel po’. Ho capito che una paella vera non ha bisogno di fronzoli ma solo di riso, fuoco vivo e mani esperte mentre nell’Albufera, a bordo di una barca locale, il silenzio della laguna e il (quasi) tramonto sulle risaie mi hanno regalato uno dei momenti più belli del viaggio. Di quelli che non si possono spiegare, ma solo sentire.








A Palma di Maiorca cercavo qualcosa per il party serale e sono tornato con un paio di calze zebrate che sono diventate il simbolo della settimana: assurde, eppure perfette. Proprio come la Sea Destination di quella sera, un Jungle Party tra liane, luci stroboscopiche e musica che batteva al ritmo del cuore. Era come essere in una giungla galleggiante, ma con il drink giusto in mano e la libertà negli occhi. Ma c’è stata anche la notte delle stelle, dove durante la Sea Destination Sea of Stars, sul ponte più alto della nave, le luci si sono spente e il cielo è esploso rivelando un mare di stelle e li ho sentito che era lì che dovevo essere. Un’esperienza che non dimenticherò mai.



Olbia mi ha accolto con un cielo grigio ma con il calore umano mentre viaggiavo tra le colline galluresi a bordo di una Jeep 4X4 tra vallate infinite, rocce di granito scolpite da madre natura e nuraghi millenari. E il pic nic in mezzo al silenzio a base di prodotti locali, che momento: un’escursione Iconica. Ma è a Roma che ho toccato il picco massimo con una Land Experience Extraordinary, di quelle che ti fanno ripetere nella mente, in continuazione, “Ooooohhmiiiooddiiooo ma davvero sto facendo ‘sta figata?!“. Eh si, perché sfrecciare tra le vie di Roma a bordo di una Fiat 500 d’epoca con un autista-guida privato, è stata una grandissima figata! Un cicerone personale mi ha accompagnato alla scoperta della Città Eterna in una maniera unica, altro che fila per la basilica, per i musei e per tutto! Abbiamo parcheggiato a 30 metri dalla Fontana di Trevi. A-trenta-metri! Mi spiego? Che grandissima Figata!












Tra un’escursione e l’altra, c’è stato ovviamente tanto cibo – e anche tanti brindisi, ma vabbè – . Ma non il cibo da buffet (che comunque ha il suo perché). Parlo di emozioni a tavola come quella sera da Archipelago, quando cinque portate firmate da Angel Leon mi hanno raccontato una storia che sapeva di mare e passione e in cui ogni ingrediente aveva un senso. Oppure le colazioni lente vista mare (anche vista porto, devo ammetterlo ma dettagli), l’immancabile Unlimited Experience da Sushino o la pizza da Pummid’Oro. E a proposito di pizza, provate la Cucuzza e dividetela con qualcuno a cui volete bene, altro che sapore della felicità: l’estasi dei sensi.






E ancora… il dietro le quinte. Sì, perché ho avuto anche la fortuna di effettuare un’escursione dentro la nave e di visitarne il cuore nascosto: le cucine, immense e orchestrate come un’opera classica; le lavanderie, la engine control room, il ponte di comando. Ogni spazio ha una sua voce, un suo ritmo… è mondo parallelo fatto di precisione e passione.
Il giorno dello sbarco è stato si triste, ma il retrogusto era dolce. Come un finale perfetto che ti lascia malinconico, ma grato. Per quello che è successo. Per come è successo. E soprattutto per come ti ha fatto sentire.
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